“Uno studente delle superiori trova il diario di una compagna di classe, Sakura Yamauchi, e scopre che la ragazza soffre di una grave malattia pancreatica e i suoi giorni sono contati. Il ragazzo decide così di trascorrere sempre più tempo con lei.” - Sinossi di Netflix.
Quando ho deciso per la prima volta finalmente di mettermi a leggere questo manga, al contrario delle scorse volte, non era un’idea che mi era venuta lì sul momento. Perchè di solito avviene sempre così: Vedo un manga dalla copertina e trama interessante (purtroppo l’abito fa il monaco in questo caso, una buona copertina è ciò che attrae) e quindi mi metto naturalmente a leggerne il contenuto e, nonostante possa parere anche bruttino, me lo sorbisco fino alla fine per non buttare al vento le ore ormai sprecate.
In questo caso la questione era decisamente più profonda. Il pensiero e la voglia di leggere “Voglio Mangiare Il Tuo Pancreas” viveva nella mia mente ormai da un tempo. Era partito tutto ironicamente dal suo bizzarro nome, (che fa un magnifico effetto ad attirare la maggior parte delle persone, incluso me.) che vidi quando ero a casa mia con un amico, alla ricerca di qualcosa da guardare e, dopo che egli mi aveva menzionato di averlo già visto e che si trattava di qualcosa di interessante, non mi scostai dalla mente il pensiero che primo o poi, nella mia giovane mente, avrei dovuto vederlo. Non sono mai stato un esperto nella nicchia dei Manga, non sono all’interno di questo strano culto, nè sono un fanatico da tutta la vita (ma bensì da molto poco) e non so se forse le frasi pronunciate possano considerarsi eresia, che, fino a quel momento, non avevo mai visto il nome menzionato prima d’ora, ma suppongo che sia meglio tardi che mai.
Non metterò nessun riassunto qua, prima di tutto poiché si tratta unicamente di una recensione (e che quindi può anche starsene sola soletta) e secondo perché.. a che diavolo potrebbe servirti un riassunto?! Leggitelo di persona! Non è niente di spaventoso.
In ogni caso, ora che avete il contesto del tutto, posso anche passare alle mie opinioni dopo la mia ormai terza lettura del manga (anche se miro tra poco anche a guardare il film). Partirò prima dal brutto, così per farla corta. Di base io nelle opere che leggo non cerco mai il brutto, anzi, mi ritengo una persona estremamente superficiale in questo campo poiché non miro mai specificatamente a trovare del brutto in qualcosa eccetto se è davvero palese, ma non posso scrollarmi di dosso se non una singola cosa, ed è il frequente clichè del “ragazzo solo incontra ragazza che per qualche motivo gli sta attorno” e nonostante il resto della storia sia applicato molto bene e io adori i personaggi, è comunque forse l’unico tratto che davvero mi punzecchia leggermente. I personaggi rilevanti alla storia sono attorno a 3, e oserei anche dire solo 2, cioè i due protagonisti, e questa loro essenziale unicità nel manga evidenzia molto di più i loro caratteri, essenzialmente il semplice fatto che il viaggio sia incentrato su di loro e non su altri è ciò che davvero per me rende speciale e ben curati i due protagonisti, Sakura e Haruki, che possiedono caratteri totalmente opposti e che, come si vedrà nel brano, si completeranno l’uno con l’altro.
Al di fuori del tema dei due personaggi, di cui discuterò immediatamente dopo questa digressione, volevo dire solo che questo manga, di cui penso fosse proprio lo scopo, induce una sensazione tragica e che poche volte vedo revocata in qualcosa, un qualcosa, più che qualcosa direi concetto, che mi dona una pelle d’oca ogni volta che ne sento la menzione, ed essa è proprio l’esistenza del tempo. Questo manga enfatizza tantissimo il passare del tempo e la fragilità della vita. Il fatto che non ci è garantito un domani, e che la nostra vita può venire strappata in ogni secondo, questo è un tema ricorrente con l’argomento della malattia di Sakura ma specialmente con la sua morte improvvisa che non le è per di più neanche stata data dalla malattia, ma da un omicidio, un doppio gancio al fegato!
Quando affermo che la lezione che questo manga insegna è importante, non sto scherzando. La nostra vita è così fragile che non ce ne rendiamo neanche conto. Il semplice fatto che possiamo svegliarci vivi un giorno quando c’è una piccola, ma esistente, possibilità di essere morti è, pensandoci bene, forse uno delle più grandi benedizioni che noi esseri umani possediamo. E sento che questo manga faccia un lavoro impressionante nell’enfatizzare quanto concretamente importante ciò sia. Ho sentito una grande connessione con il protagonista, specialmente in un pannello, in cui osserva le pillole di Sakura (per la sua malattia) e riflette sopra ad un fatto, che lei morirà davvero. Vediamo la morte come un concetto estremamente lontano da noi, estraneo, ma non ci rendiamo conto che la morte vive braccio a braccio con noi, che siamo attimi dallo sfiorare questo limite che ci deludiamo essere irraggiungibile. Come bambini in una festa, non pensiamo alla fine della festa, ma la fine presto arriva. Il punto quindi è di vivere ogni giorno come l’ultimo. Di non rimandare le cose, di farle subito, è questo che ci insegna Sakura, nella sua vita e nella sua morte: Che la vita è fragile, che bisogna amare e viverla ogni giorno, che non bisogna rimandare a domani, che bisogna fare ora tutto.
La relazione tra Sakura e Haruki mi ha seriamente sorpreso, e direi che ciò è derivato specialmente dal finale. Non ero interessato ad una sorta di romance (anche se ero convinto che potesse avvenire, quando invece il massimo che si diedero fu un abbraccio), la cosa che in realtà più mi è piaciuta è stata proprio una frase detta da Sakura dopo la sua morte, nel suo libro “Living With Dying”: “Vorrei essere te.” (riferito ad Haruki).
Questo suo desiderio di diventare come il protagonista, che dal suo punto di vista vediamo come una persona che non vede niente di buono in sé, mi ha sorpreso. Poiché vediamo il protagonista in occhi totalmente diversi, negli occhi di Sakura, come una persona indipendente per sé, un qualcosa che Sakura desidera ardentemente. Dal punto di vista di Haruki però, è Sakura l’esempio di persona perfetta, e ciò mette in buona luce perfettamente entrambi i caratteri dei protagonisti. Ma la cosa che mi ha sorpreso di più, è stata la fine e lo sviluppo del carattere di Haruki. Quando è diventato più sociale, tempo dopo la morte di Sakura, non potevo che commuovermi: Ironicamente, non fu Sakura a diventare come Haruki, ma Haruki a diventare come Sakura, mantenendo pezzi di sé. Bensì, è come se Sakura non fosse mai morta, ma si fosse fusa con Haruki, in una sola persona.
Penso che “Voglio Mangiare Il Tuo Pancreas” sia un manga che insegni un’importante lezione di vita, contemporaneamente dando un interessante Coming Of Age story. E proprio per questo sono della convinzione che ognuno debba, almeno una volta, godersi una simile esperienza.